3 maggio 2011

2011: IL VOTO STRABICO DEI MILANESI


Il voto dei milanesi il prossimo 15 maggio sarà strabico: un occhio, socchiuso, ai problemi di Milano, l’altro spalancato sul mondo. Non poteva andare peggio di così. Milano aveva, anzi ha, bisogno di un voto pacato e attento ai problemi locali e non tributario di tutto quello che sta succedendo intorno a noi: il voto che non avrà. Dalle piccole alle grandi cose tutto sembra congiurare in questo senso, dal processo a Berlusconi celebrato nel Tribunale di Milano all’uccisione l’altro ieri di Osama Bin Laden.

In un Paese civilmente democratico questi fatti avrebbero avuto poca influenza sul rinnovo di un Consiglio comunale o l’elezione di un sindaco, ancorché di una grande città. Da noi non è così. Si dice che la stagione di Mani pulite abbia ucciso l’ideologia ma forse è stata la morte delle ideologie a portarci nel disastro di Mani pulite. Quel che è successo da allora comunque è sotto gli occhi di tutti, morte le ideologie, l’amministrazione della cosa pubblica che chiamiamo politica, la “politica”, è diventata solo un campo di battaglia per bande e il popolo si è diviso in tribù. Dove ci sono le tribù non solo non c’è Stato ma i rapporti tribali prescindono da qualsiasi convinzione personale: quel che dice il capo tribù è legge. Le sue idee son la “verità”. Questo è il famoso “modello Milano” del centro destra.

Noi non saremo chiamati da costoro a giudicare se quest’amministrazione ha dissestato le finanze comunali, se l’aria è pessima, se i servizi sociali sono di civile livello, se ci sono le buche nelle strade, se lo sviluppo della città non sia per caso in mano ad apprendisti stregoni della finanza immobiliare: loro sapendo che di fronte a queste accuse sono disarmati, tentano di chiamarci al voto su altri temi, come se il problema di Milano fosse la cessazione delle ostilità verso la Libia, il dibattito sul nucleare dopo Fukushima, il futuro politico dei Paesi del Sud del Mediterraneo. Se poi ci aggiungiamo tutti i cosiddetti “temi sensibili” come la fine della vita, la sessualità, la procreazione, allora siamo spacciati. Certo, molti sono i problemi che affannano i nostri giorni, ma la confusione dei piani non giova, dobbiamo saper distinguere i livelli e capire che l’amministrazione locale è la nostra vita di tutti i giorni e la condiziona, può renderla lieve, sopportabile, può lasciarci tempo per pensare, per riflettere a cose più grandi ma anche tutto il contrario: può essere un insormontabile cumulo di affanni e difficoltà. È una sorta di “a priori” del quale non possiamo fare a meno.

Qualche tempo fa Giuliano Pisapia, il candidato sindaco del centro sinistra, aveva detto: “Non mi lascerò trascinare nella trappola della politica nazionale”. Saggio e opportuno proposito ma il fato gli ha giocato contro: la politica nazionale, interna ed estera, ha occupato tutta la scena. Mancano meno di due settimane al voto e almeno noi, il popolo della sinistra, non lasciamoci confondere le idee, anzi, come sempre vado ripetendo, facciamo di ognuno di noi una sorta di predicatore, come quelli che una volta ai tempi del PCI, si chiamavano “attivisti”. Non è necessario dire come Voltaire “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”. Proviamo a dire più banalmente: ” Dammi qualche minuto della tua attenzione che provo a spiegarti le mie ragioni”. Forse tra i berluscones o i leghisti si riesce a “salvare” qualcuno.

L.B.G.



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