3 maggio 2011

ESSELUNGA & EDILIZIA: MIRACOLO A MILANO


Costruire un supermercato da oltre seimila metri quadrati al posto di una vecchia fabbrica, con annesso palazzo a uffici di undici piani semplicemente con una dichiara-zione di inizio lavori? Oppure raddoppiare un mercato un po’ più in là al posto del precedente da mille con una semplice comunicazione agli uffici di Palazzo Marino? E in entrambi casi senza piani attuativi, senza chiedere il cambio di destinazione d’uso e la preventiva autorizzazione commerciale? Tutto questo accade nella Milano dove sta per entrare in vigore quello che, di fatto, sarà il piano urbanistico della città per i prossimi decenni.

Il nuovo Pgt, Piano di governo del territorio, che molti addetti ai lavori hanno bollato come una sorta di “liberi tutti” per gli imprenditori, dove le regole non saranno più dettate dalla politica, dal Comune o dalla contrattazione tra società immobiliari e amministratori pubblici. Ma saranno affidati al libero mercato. Non più aree vincolate da una precisa destinazione, ma dall’incontro di domanda e offerta con tutte le funzioni compatibili. Ma se questo fosse veramente l’obiettivo, a guardare cosa sta accadendo a Milano già da qualche tempo non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di perdere gli ultimi cinque anni per un nuovo strumento regolatore del territorio.

Una dimostrazione concreta la si trova in due quartieri a nord di Milano. Nel primo caso tra la fine di corso Sempione e l’inizio di via Cenisio, il secondo ad Affori. In entrambi i casi, si tratta del recupero di due aree industriali dismesse: l’ex sede della San Pellegrino e l’area dove prima sorgeva la filiale italiana della Oerlikon, la storica società svizzera di apparecchiature belliche. Due vicende emblematiche di quanto sta accadendo a Milano, soprattutto se l’amministrazione comunale largheggia nell’applicazione e nel controllo delle regole.

Partiamo dall’ex San Pellegrino. All’angolo tra via Castelvetro e via Losanna una società immobiliare legata a Esselunga, in un’ area che il Piano regolatore tutt’ora vigente indica come residenziale – industriale, sta completando la realizzazione di due palazzi con un centinaio di appartamenti uno dei quali sull’ex area del supermercato; poi su una vicina area destinata nel Prg vigente a servizi comunali è stato realizzato un parcheggio privato e infine è già stato aperto un nuovo supermercato dentro una scatola molto più grande della superficie commerciale richiesta. Il tutto avendo presentato nel 2005 una semplice Dia, una dichiarazione di inizio attività, senza alcun piano attuativo e relativa convenzione. Per il residenziale stupisce che l’iniziale Dia prevedesse un immobile di sette piani che è diventato di dodici con successive varianti in corso d’opera. In particolare l’attività commerciale, come detto, era già presente, ma su un’area confinante, con un super che, però, era di appena mille metri quadrati e ora è diventato di 1.500 mq in uno spazio almeno grande il doppio, tenuto vuoto e con le casse poste a metà.

Perché costruire spazi non usati? Qualcosa non funziona. Probabile che come in via Washington o in via Rubattino la superficie in più potrà servire un domani, venuti meno gli attuali limiti posti dalla normativa del Prg vigente. Di fatto, comunque, il super è stato non ampliato ma spostato in un altro sedime e per casi simili, in passato, sono stati presentati appositi “piani attuativi”, necessari perché il Comune possa concedere sia il cambio di funzione, sia una metratura differente. Va detto che i trasferimenti delle strutture commerciali non sarebbero consentiti da un’area all’altra senza nuova autorizzazione. Oltretutto i permessi sia commerciali che edilizi dovrebbero essere contestuali e rilasciati in unico atto al fine di poter verificare la compatibilità unitaria, procedure che non risulterebbero essere state perseguite come prescrive la legge regionale, così come si sarebbe sfuggiti allo strumento del piano attuativo non comprendendo nel computo della superficie di vendita commerciale, ai sensi delle norme comunali, quella destinata all’accesso e utilizzata dal pubblico.

Passiamo ad Affori. All’incrocio tra via Pellegrino Rossi e via Scarsellini – sempre una società del gruppo Esselunga – ha aperto, nel 2006 con una semplice Dia, un cantiere per la costruzione di un supermercato da 6 mila 500 metri quadrati e un palazzo per uffici di undici piani. In questo caso nel Prg vigente la destinazione d’uso dell’area è tutta industriale. E anche per questo intervento è stata presentata una Dia e numerose successive varianti senza aver istruito, malgrado la consistenza dell’intervento, un piano attuativo in variante al Prg vigente, per intenderci come i noti Pru o Pii. Gli uffici comunali del Settore Commercio sembrerebbe che siano all’oscuro di ogni richiesta di nuova autorizzazione commerciale. Eppure anche in questo caso la scatola commerciale è ormai alla conclusione dei lavori.

In entrambi i casi dopo cinque anni dalle prime Dia e a cantieri ultimati le istruttorie amministrative comunali sia edilizie che commerciali non sarebbero ancora del tutto terminate e non è difficile prevedere che se risulteranno essere state commesse delle forzature queste saranno sistemate con le nuove regole del PGT e le operazioni resteranno come esempi di lungimirante preveggenza di certa imprenditoria.

Marcel Libeaut



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