3 maggio 2011

IL DESTINO DELLA DARSENA O DEI BENI INDISPONIBILI


Il Comitato dei Navigli ha intrapreso un’iniziativa davvero scrupolosa: ha raccolto un significativo numero di firme dei cittadini che abitano entro i quattrocento metri dalla Darsena che vogliono il ritorno dell’acqua in quel bacino storico. Un’iniziativa scrupolosa al di là del necessario. È infatti improponibile che il destino di un bene appartenente al patrimonio culturale lombardo possa essere deciso da un ristretto numero di cittadini, non sarebbe espressione di democrazia matura, ma di scarsa attitudine a valutare e confrontare gli interessi pubblici ai diversi livelli e a recepire lo spirito nuovo della Costituzione.

Costituzione che, in vero, dal 2001 promuove l’esercizio della sussidiarietà come attribuzione di competenze decisionali ai livelli più vicini al cittadino, tuttavia non indiscriminatamente, ma solo dopo aver verificato quale sia il livello più adeguato ad assumere decisioni con riferimento alla rilevanza della materia oggetto di giudizio e all’interesse collettivo alla sua tutela. Il caso più significativo dell’applicazione di questo principio di adeguatezza che integra la sussidiarietà, è il recente Codice dei beni culturali e del paesaggio (gennaio 2004), che richiamandosi alla Costituzione attribuisce la competenza di tutela del patrimonio culturale (beni culturali e paesaggio) allo Stato.

La Darsena appartiene al patrimonio culturale in quanto elemento costitutivo del sistema storico dei Navigli lombardi, determinante per la storia di Milano. Non è un’area libera disponibile per servizi di vicinato, come si potrebbe supporre dalla lettura di alcuni articoli e lettere apparsi anche su giornali autorevoli che godono stima di formatori di opinione culturale. Dopo il sostegno manifesto alla realizzazione di parcheggi sotterranei, si è proposto di approfittare dell’area per realizzare giardinetti di quartiere e, a fronte della lettera di una cittadina indignata per l’ipotesi di collocare una ruota panoramica nel Parco Sempione, il giornale che la pubblica si chiede “perché non collocare la ruota, per esempio, alla Darsena”, come suggerito dall’Assessore alla Cultura. Sembra una proposta maliziosamente ironica. Invece no.

Ad altra lettrice che manifesta “preoccupazioni che, chi ama Milano, certamente comprende” si conferma la qualità della soluzione suggerita “per il semplice motivo che la Darsena è in condizioni davvero miserevoli, tanto che è difficile rinvenirvi tracce della sua importante storia”, rilevando nel contempo che dall’alto della ruota panoramica si potrebbe godere di un’ampia vista del sistema delle vie d’acqua. Ebbene, la traccia fondamentale della sua importante storia che la Darsena ha perso è l’acqua. Si consolidino le sponde, restituiamole l’acqua e avremo compiuto un sensazionale recupero di immagine di una componente sostanziale di quel sistema storico delle vie d’acqua che vorremmo conservare libero da ruote panoramiche, giardinetti e parcheggi sotterranei. Dal cappello dell’illusionista è uscito di tutto. Adesso possiamo aspettarci anche conigli bianchi e colombe, ma alle suggestioni spettacolari si preferiscono soluzioni serie all’altezza del tema.

Il tema dei Navigli lombardi, e milanesi in particolare, sta vivendo un momento di grande interesse testimoniato dalle numerose recenti iniziative bipartisan. Il 23 dicembre scorso la Lega Nord ha indetto una conferenza stampa con Italia Nostra, Fai e WWF, nel corso della quale ha presentato la propria proposta di sistemazione della Darsena e del suo intorno, un progetto che fondamentalmente prevede di restituire l’acqua al bacino storico. Il 16 aprile il Partito Democratico con le Associazioni Bei Navigli e Cambiamo Città ha presentato il progetto, il Parco dei Navigli che ha tra i suoi punti forti la Darsena di cui prevede la riqualificazione per ritrovare la sua funzione di porto, di raccordo tra le vie d’acqua e per recuperare il suo valore archeologico e ambientale. L’esigenza di immettere nuovamente l’acqua nella Darsena è confermata indiscutibilmente anche in questo progetto.

Il 15 aprile il Consiglio regionale della Lombardia e il Politecnico di Milano hanno organizzato al “Pirellone” un convegno sul tema “Milano e i Navigli” con l’impegnativo sottotitolo programmatico “La Regione Lombardia per la ricostruzione della civiltà dell’acqua”. Lo spunto è stato l’ipotesi di un referendum per la risistemazione della Darsena e la riattivazione dei Navigli milanesi. Fortunatamente la maggior parte degli interventi si è orientata verso analisi storiche del sistema; la presentazione applicativa più documentata è stata la proposta di realizzare dalla Darsena fino a Cassina di Pomm un canale con larghezza di 6 metri (quindi con effetto scarsamente evocativo dell’originale di 10-12 m.), corredata da un progetto d’improbabile realizzabilità, ma molto dettagliato che ne quantifica anche il costo in 155 milioni di Euro. Nessuno degli interventi ha comunque avanzato per la Darsena proposta che ne alterassero l’immagine consolidata di specchio d’acqua.

In conclusione è d’obbligo richiamare il Piano Regionale d’Area dei Navigli Lombardi recentemente approvato dal Consiglio regionale lombardo (22 dicembre 2010), frutto della pluriennale serie di studi del Master Plan dei Navigli che ha visto coinvolti la Regione, il Politecnico, la Bocconi e la Soprintendenza e che pertanto può essere considerato a buon diritto riferimento rispondente al principio di adeguatezza della Costituzione. Obiettivo prioritario del Piano è la tutela dell’intero sistema dei Navigli, attuata mediante il restauro delle sponde, dei manufatti idraulici e dei beni dell’immediato contesto che ne configurano l’immagine e ne documentano la storia.

Umberto Vallara



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