3 maggio 2011

Scrivono vari 04.05.2011


 

Scrive Carlo Stanga a Giovanni Terzi – Belle parole, troppo facilmente condivisibili, quelle di Giovanni Terzi, direi ovvie. Però nessun accenno al tema dell’EXPO milanese: nutrire il mondo, il tema del cibo, della sua produzione e distribuzione sul pianeta. Un fatto assolutamente straordinario ed essenziale che non viene neppure lontanamente ricordato da Terzi. Questo fatto dice in modo inequivocabile quanto lontani siano gli amministratori milanesi dal merito, dall’aspetto concreto e dall’importanza del tema. L’Expo è evidentemente visto come l’occasione per migliorare agli occhi del mondo l’immagine di Milano. Nulla di male, ma è la città che deve migliorare o la sua immagine? Si vuole vendere “fuffa”? Non siamo più negli anni ’80, nessuno più crede nella cosiddetta “immagine”, almeno fuori dall’Italia.

Da milanese, ho la fortuna di vivere per lunghi periodi dell’anno a Berlino, città certo meno ricca di Milano, ma più grande di circa otto volte e quindi estremamente complessa e più difficile certo da amministrare e gestire. Malgrado questi difetti, se così possiamo chiamarli, grande qui è la qualità della vita e l’amore degli abitanti per la città. Ebbene penso che mi ci stabilirò in maniera definitiva, infatti qui ci sono tutte quelle caratteristiche che rendono una metropoli perfetta per la vita, non solo per il lavoro e che a Milano mancano in maniera drammatica. A Berlino i mezzi, soprattutto nel fine settimana, viaggiano 24 ore, si può mangiare a qualunque ora del giorno, un terzo dell’immenso territorio cittadino è verde e ricco di corsi d’acqua con linee di traghetti che permettono di attraversare la città (a Milano vivo vicino alla Darsena, che dire?).

Tutti gli aspetti legati agli orari e alla mobilità dovrebbero essere naturali servizi al cittadino e ai visitatori, in una città che punta a essere internazionale. Perché, come dice Terzi, dover ricorrere all’Expo per dare servizi minimi, ovvi in una città europea del ventunesimo secolo? Il fatto poi, come dicevo, che il tema dell’Expo non venga neppure citato dice molto della serietà e del futuro successo dell’evento. L’intervento di Terzi, con tutto il rispetto, mi pare molto ingenuo e pieno di ovvietà. Caro Terzi, l’Expo non è il salone del mobile e neppure la fashion week… Comunque auguri sinceri a Milano che amo e che mi ha dato molto, con la speranza di un vero e urgente cambiamento politico.

 

 Scrive Donata Schiannini a Oreste Pivetta – Ho letto il testo di Oreste Pivetta su Arcipelagomilano. L’ho trovato interessante, ma ho un’obiezione da fare. Non è proprio diventato un tabù, piazzale Loreto. Ogni 10 agosto ci si ritrova lì, la mattina le autorità, la sera noi, in tanti per essere agosto a Milano, e non tutti con i capelli bianchi come me, a sentire qualcuno che ci parla di storia, di quella storia, e anche di altre: io ho imparato lì la storia dell’armadio della vergogna. Il monumento, è vero, è piccolo e di quel gusto retorico oggi poco comprensibile, qualcuno dice che è nascosto, ma è lì perché il posto è quello, il posto del distributore davanti al quale i 15 furono uccisi. L’anno scorso in bicicletta ho guidato un gruppetto di amici su un breve percorso che toccava i luoghi di alcuni di loro. Lo rifarò con l’ANPI per il prossimo 25 aprile. Per contribuire a sciogliere, se esiste, quel tabù.

 

 



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