POETRY

di Lee Chang-dong [Shi, Corea del Sud, 2010, 135′]

con: Yu Jung-hee, Lee Da-wit, Kim Hira, Ahn Naesang

Poetry [Shi, Corea del Sud, 2010, 135′] di Lee Chang-dong è la storia di una nascita. Di una creazione. Non si direbbe dalle prime immagini del film: il corpo senza vita di una ragazzina trasportato dalle acque di un fiume. Poi, quasi dimenticandosi di quel corpo, il regista coreano ci immerge nella vita di Mija (Yu Jung-hee), donna di 65 anni, modesta ma elegante. La sceneggiatura racconta la quotidianità della donna: lavora come badante, sopporta l’adolescenza del nipote Wook (Lee Da-wit), spesso dimentica nomi e parole e, soprattutto, frequenta con passione un corso di poesia.

In quel corso impara a “guardare”, a usare gli occhi come mezzo per raggiungere l’ispirazione poetica. La bellezza è da ricercare nella semplicità della natura, Mija osserva e cerca di farsi coinvolgere dal mondo che la circonda. Ma il mondo, invece di coinvolgerla, la sconvolge. Mija scopre la violenza nascosta dietro una società apparentemente quieta. Quella ragazzina che – a inizio film – galleggiava sulle acqua del fiume, è morta suicida, gesto estremo per sfuggire dai continui abusi di alcuni coetanei; tra questi, Wook.

Da quel momento in poi, la vita di Mija correrà parallela al ricordo della piccola. La coscienza della donna si contorce tra responsabilità e protezione: vorrebbe scuotere l’indifferenza del nipote, così come vorrebbe proteggerlo. Intanto continua a cercare l’arte nelle piccole cose, ma l’ispirazione è lontana. Sul suo quaderno Mija annota pensieri ed emozioni che non riescono a tramutarsi in versi.

Ma è il dolore, forse, che finalmente la aiuta a “guardare” nella maniera giusta. La condivisione della sofferenza e della solitudine provate dalla piccola suicida che – giorno dopo giorno – cresce in Mija. Fino a quando, sul finire del film, Mija e la bimba si incontrano in una poesia. Quella poesia che tanto faticava ad arrivare. La creazione, appunto, di una storia in versi scritta a quattro mani.

Paolo Schipani

In sala: Centrale Multisala, Auditorium S.Luigi di Garbagnate

  

SOURCE CODE

di Duncan Jones [USA, Francia, 2011, 93′]

con: Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga, Jeffrey Wright.

Il protagonista di Source code è il capitano dell’esercito statunitense Colter Stevens (Jake Gyllenhaal). Convinto di essere il pilota di un elicottero in missione, è sconvolto aprendo gli occhi all’interno di un vagone del treno che lo porta a Chicago nei panni del professor Sean Fentress. Non conosce nessuno dei suoi compagni di viaggio e una misteriosa e attraente ragazza (Michelle Monaghan) continua una conversazione di cui lui non ricorda assolutamente l’inizio.

Il source code è il motivo per cui occupa quel sedile. È umanamente impossibile spiegare cosa sia questo esperimento di trasferimento spazio-temporale. Lo stesso ideatore all’interno della pellicola, il dottor Rutledge (Jeffrey Wright), lo definisce meccanica quantistica, calcolo parabolico, più semplicemente, qualcosa di “molto complicato”. Non c’è quindi troppo bisogno di preoccuparci se ci sfugge completamente il funzionamento di questo fantasioso meccanismo. La pellicola di Duncan Jones non si dedica certo alla spiegazione dei dilemmi tecnico-scientifici alla base dell’innovazione.

Il regista ha scelto invece un avvincente e singolare schema narrativo nel quale il protagonista, attraverso la continua riproposizione degli otto infiniti minuti, cerca immancabilmente di evitare l’esplosione del treno.

Lo spettatore, grazie anche alla convincente prova di Jake Gyllenhaal, è immerso in un crescendo di curiosità, ansia, stupore. Nulla può essere presunto o dedotto, la conquista di ogni piccolo traguardo passa attraverso la condivisione del dolore e della sofferenza dello stoico protagonista. Due tabù dell’essere umano come l’irreversibilità della morte e lo scorrimento lineare del tempo vengono trattati con la profondità e la sensibilità degne di un film drammatico.

Il grande merito di Duncan Jones e dello sceneggiatore Ben Ripley è di averci regalato un’ora e mezza di spettacolo cinematografico senza pause, senza respiro, di aver mantenuto finalmente le aspettative di una pellicola che unisce la suspense di un thriller alle creazioni della fantascienza senza banali cadute nel ridicolo.

Marco Santarpia

 In sala a Milano: The Space Milano, Orfeo Multisala, Plinius Multisala, Colosseo, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa

  

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org



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