26 aprile 2011

IL TRICOLORE A TAVOLA


Nell’autunno scorso sono saliti a tre gli elementi italiani iscritti nella “Lista delle tradizioni e degli elementi immateriali considerati unici al mondo”, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. A seguito della Convenzione per la salvaguardia internazionale del patrimonio culturale immateriale delle comunità sottoscritta nel 2003, l’UNESCO esamina e valuta infatti ogni anno le candidature che possono concorre ad arricchirne l’elenco. Dopo il Teatro dell’opera dei pupi siciliani e il Canto a tenore dei pastori sardi della zona nuragica della Barbagia, che si sono tramandati nei secoli e costituiscono un’importante testimonianza della cultura popolare di tradizione orale del nostro Paese, è ora la volta della Dieta Mediterranea, come insieme di competenze e conoscenze, di pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, dalla coltivazione alla trasformazione e al consumo di cibo.

I processi di globalizzazione e di trasformazione sociale concorrono a creare evidenti pericoli di deterioramento, o addirittura di scomparsa, del patrimonio culturale immateriale locale e si avverte prepotente il bisogno di creare una maggiore consapevolezza riguardo alla sua rilevanza e alla sua salvaguardia, soprattutto fra le generazioni più giovani. Anche il patrimonio culturale immateriale trasmesso di generazione in generazione concorre infatti a dare a ogni comunità un senso d’identità e di continuità, promuovendo al contempo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. Per questa ragione anche il patrimonio intangibile, fatto tra l’altro di tradizioni e pratiche agro-alimentari, costituisce un’espressione di cultura e merita di essere valorizzato e sostenuto, al pari dei beni materiali.

Contro il disordine alimentare, contro la propensione diffusa per il junk-food, cibo spazzatura, di bassa qualità e ad alto contenuto calorico – che non solo fa ingrassare, ma aumenta anche il rischio di malattie cardiovascolari – è importante che trovi un’adeguata cassa di risonanza internazionale la campagna sull’importanza di un’alimentazione consapevole ed equilibrata, orientata anche alla difesa dei più giovani da messaggi pubblicitari che sollecitano abitudini alimentari negative.

Nel caso della Dieta Mediterranea l’importante riconoscimento viene attribuito a uno stile alimentare e a uno stile di vita sostenibile che, oltre a soddisfare il palato, continua a essere studiato per i benefici che apporta alla salute. Il menù tipico delle popolazioni che si affacciano sul ‘mare Nostrum’ si è rivelato, infatti, un fattore protettivo contro una serie di malattie croniche, come dimostrano studi internazionali ormai pluriennali. Una regolare adesione ai dettami della Dieta Mediterranea, ricca di pasta al pomodoro, basilico e olio d’oliva, di carboidrati accompagnati a frutta, verdura e pesce – con bassi quantitativi di carne rossa e un moderato consumo di vino rosso ai pasti – contribuisce a far registrare un calo della mortalità generale, in particolare quella legata a cause cardiovascolari, al Parkinson, all’Alzheimer e ai tumori.

I tre Paesi – Grecia, Marocco e Spagna – che con il coordinamento dell’Italia hanno sostenuto la candidatura della Dieta Mediterranea – si sono trovati concordi nel dedicare il prestigioso riconoscimento ad Angelo Vassallo, ucciso in un agguato lo scorso settembre, uomo simbolo del Cilento e sindaco di Pollica, diventata grazie alla sua determinazione l’epicentro degli studi sui regimi alimentari mediterranei.

Rita Bramante



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