12 aprile 2011

INCONTRARSI A MILANO: ESTERNI 1995 – 2011


“Il maggior rischio è non rischiare” recitava lo slogan su uno dei tanti cartelloni pubblicitari che cominciavano proprio in quei mesi a invadere gli spazi pubblici di Milano. E’ l’aprile del 1995: un gruppo di amici si associa, decide di rischiare e di fare propria quella frase e questa città, fonda esterni. Le idee erano tante anche perché ci sembrava che mancasse tutto e, come se non bastasse il deserto, a riempirlo ci stavano pensando quelli delle ruspe, dei palazzi di cemento e delle bustarelle. Prime intuizioni di quel gruppo di amici: – non ci sono movimen-ti cui aggrapparsi; c’è il movimento terra e quello dei soldi, le grandi idee sono emigrate o si sono nascoste; – la città capitale del design non ha un disegno comune, i disegni presenti sono abbozzati e rispondono a interessi privati; – gli spazi pubblici stanno scomparendo dall’immaginario e dal vissuto quotidiano; la piazza sempre viva di un tempo viene “rimpiazzata” da un salotto di moderno design illuminato dalla televisione sempre accesa.

La domanda che ci facciamo e che diventa quasi atto costitutivo è quindi ovvia: dove si incontrano le persone? Quattro chiacchiere si possono sempre scambiare di sera, alla fatidica ora dell’aperitivo, è happy hour! Una felicità che dura poco, il tempo di un paio di cocktail per un “format” tristemente esportato in tutta Italia. E poi ci si incontra nel traffico, tra automobilisti sempre nervosi a scambiarsi imprecando le poche relazioni pubbliche del giorno. Per il resto è una spasmodica ricerca di individualismo e solitudine.

Il nostro gruppo invece si allarga e agli amici dei primi tempi si aggiungono prima altri studenti poi altri professionisti di ambiti diversi, fino a contare oggi 30 collaboratori fissi e molti di più sparpagliati in tutta Italia. Bisogna lavorare sugli spazi, ci diciamo, ricreare momenti e luoghi di incontro. Di lavoro da fare in città ce ne è tanto, ieri come oggi. La fortuna (o sfortuna) di esterni è che a Milano non c’erano ancora molti competitori, fino a pochi anni fa il tema dello spazio pubblico interessava solo i venditori di semafori e arredo urbano. In Europa invece le città facevano già a gara per inventiva e creatività nella progettazione dei loro spazi.

Ecco forse perché nei primi quindici anni di vita esterni lavorerà su commissione più facilmente a Madrid o a Vienna che non invece a Milano. La prima mostra sui nostri lavori viene allestita a New York e non a Milano. Qui, in Italia, è più facile sostituirsi alle amministrazioni per riprogettare e riqualificare (in questo senso rimane esemplare la storia della Cascina Cuccagna) oppure percorrere la via degli eventi e della riprogettazione provvisoria: nascono così e crescono fin dai nostri primi anni il Milano Film Festival, il public design festival, audiovisiva, lo Sciopero dei Telespettatori, i sistemi di ospitalità temporanea e le campagne di comunicazione necessaria, l’integrazione partecipata, le feste in tram e quelle sotto ai ponti e mille altri pretesti per portare fuori di casa le persone e tornare a vivere strade, piazze, teatri, musei, parchi…

Oggi esterni mette a disposizione le proprie competenze per la riprogettazione di nuovi spazi pubblici, per l’ideazione di campagne di comunicazione partecipata, per lo sviluppo di servizi per piccole comunità o intere popolazioni.

Beniamino Saibene

www.esterni.org

 



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