5 aprile 2011

MM NUOVE FERMATE ARCHITETTURA


“Quelle inaugurate non sono solo due nuove stazioni della linea 2 della metropolitana, Assago Milanofiori Nord e Assago Milanofiori Forum, ma rappresentano la prima tappa della realizzazione di un vero e proprio hub per il sud di Milano”. Così recita il comunicato stampa che ci informa sulla nuova tratta di 4,9 chilometri di percorso interamente fuori terra capace di trasportare fino a 5.500 passeggeri all’ora per direzione. Entro il 2015 i 75 chilometri di percorso esistenti si estenderanno a 142 chilometri scanditi da 150 fermate. Si tratta in sostanza di un raddoppio della linea. Un programma questo molto attraente tenuto conto di quanto accadrà nel 2015 con l’Expo.

Ho visitato le nuove stazioni con molto interesse anche perché di questi problemi mi sono occupato per tutta la vita soffrendo anche per il degrado e il pessimo restauro attuato su alcune stazioni della linea 1 (progettate dallo studio Albini Helg Piva ndr) che, nonostante gli anni e la scarsa manutenzione, si conservano ancora dignitosamente. La tipologia distributiva è molto semplice e non paragonabile a quella ipogea. Fortunatamente il lavoro fuori terra semplifica ogni intervento riducendone i costi e i tempi di esecuzione. Il corpo di fabbrica che circoscrive la stazione contempla grandi aperture verso l’esterno schermate da tele metalliche che non vincolano la trasparenza ma la esaltano. I blocchi scale ricuperano il disegno della linea rossa e verde come pure la segnaletica che perimetra la stazione riprende il disegno e i colori della linea verde.

Con una assoluta semplicità vengono reinseriti idranti, cestini della carta, pubblicità e quanto altro già conosciamo per la necessaria ripetitività che assicura all’utente un uso consapevole del percorso in entrata e in uscita. Ma se tutto questo rientra nella continuità di un disegno nato nei primi anni sessanta del secolo passato mi posso rallegrare che in un momento di austerità si sia pensato di continuare a fornire le stesse immagini, materiali e criteri ampiamente collaudati per non introdurre qualcosa di nuovo che avrebbe potuto disorientare l’utenza.

La stazione Abbiategrasso è l’ultima della linea verde a sud di Milano interrata che precede le stazioni di cui sto scrivendo. L’ultimo colpo d’ala è rappresentato da pannelli di acciaio porcellanato color becco d’oca richiesto espressamente dalla MM che aveva voluto rallegrare spazi sempre più minimalisti. Il colore avrebbe potuto conservare il suo ruolo, perchè ininfluente sul piano economico e fondamentale sul piano dell’immagine. C’è anche da ricordare che “fare bene o fare male ” costa sempre lo stesso. Nelle nuove stazioni manca questo: la cura del dettaglio in cui rientra anche l’uso del colore che spesso aiuta se usato con competenza e determinazione.

Ma se ritorniamo a quanto ha annunciato il presidente della Regione Lombardia relativamente ai 67 chilometri di nuovo percorso su rotaia il notevole numero di stazioni fuori terra potrebbe consentire un ridisegno secondo tecnologie più aggiornate, nuovi materiali, nuovi accorgimenti segnaletici in altre parole di una metropolitana i cui spazi possano essere immagine del secondo millennio in tutto e per tutto rispondenti al meglio di quello che si può fare. Utopia? No, semplice buon senso e fiducia nel futuro, nell’intelligenza creativa di chi può offrire il “fare bene” al costo del “fare male” che male ne fa all’infinito velando gli occhi di chi non sa più distinguere perché non sa più guardare.

Antonio Piva

 



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