5 aprile 2011

PIAZZA SAN SEPOLCRO


Continuando l’esame delle piazze storiche situate nel centro di Milano, è utile soffermarci sulla piccola e raccolta piazza S. Sepolcro, coincidente con il sagrato della antica chiesa da cui prende il nome. Oggi il sagrato è un fitto parcheggio; una distesa di carrozzerie luccicanti e ingombranti, in mezzo alle quali si cammina con fatica, e al di fuori delle quali si è minacciati da un traffico incessante. E’ impossibile sostare, guardarsi intorno, e apprezzare gli edifici monumentali che delimitano i quattro lati del sagrato: a nord la facciata romanica della chiesa, con di fianco l’austero ingresso alla Biblioteca Ambrosiana; a est e a ovest i palazzi ottocenteschi di due famiglie patrizie; a sud una facciata in stile barocchetto, appartenente al Comando dei Carabinieri di zona.

Nonostante l’infelice presenza di una incombente torre (costruita in epoca fascista), il luogo rimane pieno di fascino; e diventerebbe, tolte le automobili in sosta e vietati i veicoli in transito, un angolo della città riparato, tranquillo e favorevole alla sosta e allo svago. Il fascino di Piazza San Sepolcro potrebbe accrescersi ed estendersi a un complesso urbanistico più vasto, costituito oltre che dai monumenti anche da una zona di verde; sarebbe sufficiente demolire l’insignificante autorimessa che oggi occupa il terreno dietro al Comando dei Carabinieri, e realizzare un piccolo giardino sull’area liberata.

Il giardino, collocato in una zona della città densamente costruita e totalmente priva di verde, sarebbe una vera risorsa per gli abitanti dei dintorni; un sicuro sollievo per anziani e bambini. Tuttavia l’abolizione della autorimessa esistente pone un problema: dove collocare le automobili appartenenti ai residenti nella zona? La costruzione di una nuova autorimessa interrata, sottostante l’area occupata dal futuro giardino, non sarebbe un intervento innocuo e indolore, giacché le opere richieste occuperebbero una considerevole parte dell’area lasciata libera. Rampe carraie di discesa e di risalita; pozzi di aerazione; scale di sicurezza; ascensori per il pubblico: sono tutte opere accessorie che invaderebbero e restringerebbero la superficie del soprastante giardino.

Che fare allora? Rinunciare all’autorimessa e privare gli abitanti del loro posto macchina? Rinunciare al giardino e privare gli abitanti di una risorsa benefica di verde? Questi, e altri simili, sono i problemi concreti che la prossima Amministrazione dovrà affrontare. E invece vediamo con dispiacere i candidati sindaci dilungarsi in tante delucidazioni e in molti propositi, sempre espressi in termini generici, teorici, approssimativi: e quindi poco comprensibili e poco convincenti per la gente comune.

La descrizione di questa e di altre piazze situate nel centro città ha lo scopo di indicare un modo di intervento che potremmo definire “soft”, ossia “leggero”, non invasivo, contenuto entro termini ridotti e affrontabile con spesa minima. Occorre prendere coscienza dell’aspetto estetico che questi interventi comportano, e perciò evitare di affidarli a organi privi di cultura, come di regola sono gli uffici tecnici comunali. Sono interventi che richiedono il concorso di un progettista, di un architetto, di più specialisti, capaci di immaginare spazi aperti gradevoli, scenari urbani dignitosi, strade e piazze ordinate e composte, giardini accuratamente disegnati.

E’ triste constatare che la necessità di un progetto oggi non sia più sentita. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: la città non solo manca di una visione generale della sua crescita e di un programma complessivo del suo sviluppo, ma neanche è capace di controllare e completare piccoli interventi di scala minore, micro – operazioni circoscritte nell’ambito di pochi isolati. Da quanto anni non si è più progettata e costruita in modo unitario una intera strada? Gli ultimi esempi che ricordo sono la via privata Mangili, disegnata dall’architetto Muzio, lungo il fronte nord della Cà Bruta; e la via Salvini, preceduta dal grande arco su Corso Venezia, disegnati dall’architetto Portaluppi. Troppo pochi per essere sufficienti a caratterizzare il volto della città.

In vista delle prossime elezioni amministrative è opportuno aprire gli occhi ai candidati sindaci, affinché i problemi sopracitati siano considerati nella giusta importanza, e non vengano sbrigativamente affidate a persone incompetenti. Invece di sprecare soldi per riempire piazza della Scala di enormi lumaconi dal colore indigesto, usiamo quegli stessi soldi per finanziare progetti seri e accurati, destinati a migliorare l’aspetto della nostra città.

Jacopo Gardella



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