5 aprile 2011

PETRINI E L’ORTO PLANETARIO


Su la Repubblica del 29 marzo Carlo Petrini ha lamentato e denunciato che l’orto planetario che aveva caratterizzato il masterplan presentato dalla Consulta degli architetti è stato definitivamente accantonato. Ma che quell’idea fosse stata fin dall’inizio accettata con molte riserve era risultato chiaro fin dall’8 settembre 2009, fatidica data in cui fu presentata in pompa magna la nuova proposta, perché a fianco della parola masterplan era da subito comparsa l’aggettivo “conceptual”. E Lucio Stanca amministratore delegato, messo successiva-mente alla porta per la sua inefficienza, aveva ben precisato che quell’idea aveva appunto un carattere concettuale e richiedeva tutta una serie di verifiche che la successiva progettazione esecutiva avrebbe avuto il compito di svolgere.

Che la musica fosse decisamente cambiata era già apparso a chiare lettere dalla presentazione al teatro Dal Verme in occasione della manifestazione di tono nettamente elettorale di qualche settimana fa, allorché lo scenario presentato dal nuovo amministratore Giuseppe Sala ha rivelato una preoccupante prevalenza di padiglioni di ogni tipo, e non si è parlato neppure accidentalmente di cascine, di vie d’acqua, di vie di terra ossia dei previsti interventi esterni al sito in prossimità della Fiera di Rho-Pero.

L’Expo di Milano così concepita non può del resto fare eccezione rispetto a questo genere di manifestazioni che, soprattutto in epoca moderna hanno nella generalità dei casi tradito il proprio ruolo, assegnandosi titoli di contenuto sociale e culturale roboante ma interpretati dai vari paesi con modalità commerciali e propagandistiche quando non manifestamente nazionalistiche.

Se tutto ciò si mette in rapporto con il fatto che l’originario stanziamento di 3,5 miliardi per la realizzazione del sito Expo, si è nel frattempo ridotto a 1,7 miliardi ossia a meno della metà, che lo Stato centellina l’erogazione dei fondi, che la Provincia di Milano non dispone della sua quota di partecipazione e sta uscendo da Expo 2015 Spa, che le dispute tra Moratti e Formigoni riguardo a come acquisire le aree di proprietà di Fiera e di Cabassi non si sono ancora risolte e che la destinazione delle aree dopo la manifestazione è ancora controversa e soggetta alle tensioni dei macroscopici interessi in gioco, c’è di che disperare che si riesca alla fine a realizzarla effettivamente quell’Expo che tutti ci ostiniamo a definire come una grande occasione per Milano e per il Paese

E’ quindi davvero sorprendente che “Carlin” Petrini, persona intelligente e preparata oltre che furba, si sia accorto solo ora di essere stato la foglia di fico di tutta l’operazione Expo, gestita dal sindaco Moratti con spregiudicatezza forse eccessiva persino per una situazione politica compromessa come quella che si è venuta a determinare nella Milano che lei sta governando speriamo ancora per poco.

Perfino Boeri nel presentare in varie sedi il masterplan aveva manifestato il timore che l’idea fosse stata accettata soprattutto per far fronte a una situazione di stallo che rischiava di non consentire di rispettare la scadenza di fine aprile 2010 per la conferma dell’assegnazione della manifestazione a Milano da parte del BIE. Non mi si dica che tutto ciò che sta confermandosi non era prevedibile!

Allora, invece di compromettersi in forme di opportunistica collaborazione più o meno critica, sarebbe stato opportuno e ancora possibile fare una fattiva opposizione sostenendo la proposta, complementare più che alternativa, che stiamo portando avanti da più di due anni, di una Expo diffusa nel territorio regionale e non concentrata solo a Milano. (www.eds.dpa.polimi.it). Ma se ciò non è avvenuto Carlin Petrini avrà certamente avuto le sue buone ragioni.

Emilio Battisti

 



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