29 marzo 2011

MILANO LA NUOVA VIA DELLA SETA/1


La ricerca del confine metropolitano – Massimo Cacciari sostiene che la natura della città (e dell’uomo) è essere delirante, ossia di andare oltre il confine (da lira = confine). Ugualmente, sostiene sempre Cacciari, la nostra città è aperta, perché ispirata alla civitas romana, ossia vi ha diritto di cittadinanza chiunque, indipendentemente dalla provenienza, religione. Una definizione che mette finalmente in crisi lo storico slang urbanistico – architettese che fonda il progetto urbano sulla difesa retorica di mura – confini, condannando la città al declino, poiché la estranea dai fattori esogeni di innovazione che la rendono vitale, come intuì Jane Jacobs già negli anni ’60 in “Vita e morte delle grandi città. Saggio sulle metropoli americane“.

Fortunatamente i confini della Milano metropoli non si identificano con le fallimentari perimetrazioni proposte dagli uffici tecnici degli enti locali e neppure con l’anacronistica perimetrazione proposta dal piano di governo del territorio, ispirata al piano di Patrick Abercrombie della Grande Londra del 1942. I confini reali della metropoli sono definiti dalle relazioni ‘deliranti’ attivate dai suoi cittadini, capaci di catalizzare relazioni a livello mondiale. Infatti il database della Loughborough University (vedi http://www.lboro.ac.uk/gawc/in_teach.html) colloca Milano fra le cinque più importanti metropoli al mondo, fortemente relazionata con Francoforte e le città anseatiche in Europa, con le città della costa del Pacifico in USA, un po’ meno con il sistema asiatico. Ma oggi lo scenario che emerge da questo database è probabilmente da aggiornare in base a due importanti scelte dell’Unione Europea che coinvolgono il ruolo di Milano: l’attivazione della “nuova via della seta” (decisa nel 1995) e la trasformazione della sua visione spaziale dalla “Blue banana” alla “Catapulta verde”.

La nuova via della seta – Se nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, finisce l’idea di Europa nata con la rivoluzione industriale, nell’anno successivo il primo ministro cinese, con l’idea del “ponte euro-asiatico” destinato a connettere il nuovo rinascimento (i territori con baricentro l’arcipelago che comprende Shangai, Busan e Tokyo) con la declinante Europa, nasce il nuovo spazio politico euro-asiatico in cui dovrà navigare la Milano del futuro.

Prende corpo così la “nuova via della seta”, destinata a collegare per ferrovia e telecomunicazioni a 20Mb la città di Lianyungang nella Repubblica Popolare Cinese con Rotterdam (Olanda) e per nave Busan (Corea del nord) con Venezia e Trieste. Nel 1993 questa intuizione politica diviene realtà grazie all’Unione Europea, la quale finanzia la rete ferroviaria TRACECA – Transport Corridor Europe – Caucasus – Asia, e la rete di telecomunicazioni TAE – Trans – Asia – Europe. Questi programmi si svilupperanno sotto la supremazia tedesca, la quale nel percorso europeo della nuova via della seta, privilegerà i Balcani, isolando i paesi mediterranei. Inoltre la Germania ricaverà notevoli benefici economici, grazie alla qualificazione delle sue grandi imprese: la Siemens si aggiudicherà la riqualificazione ferroviaria e la Deutsche Telecom la realizzazione della nuova rete di TLC.

Per Milano, con questi interventi: 1) si aprono le opportunità di scambi ad alta capacità di culture, merci e persone all’interno del continente euro – asiatico, se rinnoverà le sue infrastrutture fisiche e immateriali; 2) si rende urgente l’integrazione dell’asse delle sue relazioni da Francoforte – New York con il sistema asiatico; 3) si apre il ruolo di città mediatrice fra il sistema mediterraneo e balcanico. In sintesi, per Milano si apre un ruolo di leadership rispetto alla questione della connessione mediterraneo-oriente, senza la quale è destinata a declinare.

Il dialogo con le nuove megalopoli – Il percorso della nuova via della seta è costellato di megalopoli, esito della recente crescita esponenziale della popolazione. Esse ci insegnano che il modello urbano europeo, segnato dal “piccolo è bello” è messo fortemente in discussione e deve essere ripensato per poter dialogare con le nuove economie di scala e di scopo generate dalle nuove realtà urbane. A livello spaziale stiamo assistendo alla contemporanea presenza di molteplici fenomeni: dalla crisi degli impianti fisici urbani, a nuovi fenomeni prodotti dalla disponibilità di nuovi strumenti di comunicazione, che con-fondono la prossimità generata dalle relazioni virtuali con l’urbanità.

Questi fenomeni contribuiscono a generare nuove forme di urbanizzazione sostenibili e ubique, con cui Milano dovrà abituarsi a convivere per dialogare ad alta intensità con le nuove reti delle megalopoli. E’ da rilevare come al Piano del governo del territorio sfugga il ruolo motore nello sviluppo urbano del capitale sociale e della conoscenza, dando la priorità alle risorse fisiche, innescando così attese speculative disgiunte da ipotesi di reale sviluppo.

Dalla “Blue banana” alla “Catapulta verde” – L’evoluzione del piano spaziale dell’UE, propone sostanziali modifiche alla logica della “Blue banana”, fondata su un sistema metropolitano compatto con centro Londra, Parigi, Berlino, Rotterdam, a favore della “Catapulta verde” (definizione che devo all’architetto danese Bjarke Ingels) che trasforma la “Blue Banana” in una struttura a grappoli il cui motore è il “Pentagono” (Londra, Parigi, Milano, Stoccarda, Amburgo). La missione del nuovo assetto metropolitano può essere identificata nella promozione del “green new deal”, ossia uno sviluppo compatibile con il potenziamento delle risorse umane e naturali, come prospettato dal documento di indirizzo dell’UE “Europa 2020”.

A Milano è assegnato il ruolo di polo sud nel club delle metropoli europee di eccellenza con l’impegnativo ruolo di essere la capitale mediterranea dell’Europa e di collegamento con i grappoli urbani con centro Vienna e Budapest, per connettere il Mediterraneo alla via della seta. In presenza di personale politico adeguato oggi dovremmo essere gli interpreti naturali della nuova missione del Mediterraneo e del Sud-Est Europa, che non è un ruolo da poco.

Le rapide trasformazioni che ci sono offerte dalla storia affidano a Milano il ruolo di gestire il dialogo con il sistema di megalopoli in sviluppo lungo il ‘ponte euro-asiatico’ e di contribuire ai nuovi processi che stanno confusamente coinvolgendo il Mediterraneo. Quindi Milano “città ponte” che dovrebbe abbandonare le sue infelici politiche di privilegio della crescita fondiaria, a favore di uno sviluppo delle risorse umane, coerente con il potenziamento delle risorse naturali e integrato con le priorità dell’UE. Ne deriva un palinsesto di azioni articolato nei seguenti momenti principali:

1) rinnovare le infrastrutture: secondo la Conferenza di Lisbona occorre accelerare il rinnovo dei sistemi di telecomunicazione, per costruire l’ubiquitous city, una città accessibile da ogni luogo e in ogni momento. Questo implica il rinnovo delle principali infrastrutture urbane: pubblica amministrazione, sanità, istruzione, servizi all’economia;

2) sviluppare piattaforme integrate: significa operare verso l’integrazione di pubblico – privato – ricerca – produzione, al fine di sviluppare masse creative in grado di dialogare con i sistemi orientali. In concreto, le attività dei diversi settori economici lombardi devono convergere verso il sistema di piattaforme economiche dell’UE, per sviluppare un’integrazione intersettoriale metropolitana e lombarda riconoscibile a livello comunitario e globale;

3) operare in modo condiviso e collaborativo: questo messaggio è indirizzato a istituzioni ed enti locali perché costruiscano delle attive reti collaborative di lavoro, al di là dei confini istituzionali. Infatti oggi stiamo assistendo alla nascita di una serie di alleanze metropolitane ad esempio fra Stoccolma, S.Pietroburgo e Varsavia, tra le città delle Fiandre e Parigi, ecc…;

4) allargare l’accesso al sapere, incoraggiando le attività di long life learning;

5) esaltare il concetto di ospitalità, ossia disponibilità a dialogare con il diverso.

Giuseppe Longhi

(Anticipazione della relazione che il professor Giuseppe Longhi terrà al convegno “Cosa dirà il sindaco di Milano all’Earth Summit del 2012?” il 2 aprile 2011 a Milano, corso di Porta Nuova 32 h 9.30-16 ,  segue nel prossimo numero)



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