29 marzo 2011

BRUNETTA & CARFAGNA: UNISEX CONTRO LE DONNE


Il 24 marzo 2011 è passato quasi inosservato. Una data purtroppo importante per le pari opportunità nelle pubbliche amministrazioni. E’ una data che segna la fine della esperienza dei Comitati per le pari opportunità. Non ci sono più Comitati per le pari opportunità, detti confidenzialmente CPO, negli 8.094 comuni e nelle 110 province e 20 regioni d’Italia, nelle migliaia di istituti e scuole, nelle centinaia di Aziende sanitarie locali, nelle numerose Camere di Commercio e in tutti i consorzi nonché gli enti pubblici non economici, nazionali, regionali e locali che costituiscono il reticolo delle pubbliche amministrazioni italiane.

Questo azzeramento dei CPO è ufficialmente attribuito a esigenze di razionalizzazione della azione amministrativa poiché da più parti si è detto che funzionavano poco e/o che funzionavano male. E’ molto semplice sottolineare che se davvero questo fosse stato il problema non vi era che provvedere a sollecitazioni anche forti, tramite diffide legali e responsabilità individuali, perché ottemperassero al proprio compito e funzione. In verità la questione è che i CPO invece funzionavano, avevano legami con il territorio, erano presidi di democrazia, rispondevano a una esigenza che era (ed è) sancita dalla costituzione non solo dall’art. 3 relativo alla eguaglianza ma anche e soprattutto dall’art. 51 sulle parità di chances tra donne e uomini. Art. 51 che qualche anno fa è stato riformato per aggiungervi la disposizione ai sensi della quale “a tale fine la repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. E del provvedimento legislativo di azzeramento dei CPO tutto si può dire meno che vada in questa direzione.

Di questo si è parlato nel convegno organizzato a Palazzo di Giustizia dal nostro CPO dell’Ordine degli Avvocati di Milano, che prosegue la sua attività in quanto escluso da questa strage ordita dalla legge 183 del 2010, con l’assenso del Ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta e del Ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna. A Palazzo di Giustizia la sala era gremita, gente del mondo forense, avvocati e magistrati, studenti, sindacalisti, persone interessate agli studi di genere, alcuni in piedi per più di tre ore per seguire le relazioni del convegno, dopo l’avvio del Presidente dell’Ordine, avvocato Paolo Giuggioli, delle professoresse Marilisa D’Amico, ordinario di diritto costituzionale alla Università degli Studi di Milano, e Carmen Leccardi, ordinario di sociologia della cultura e delegata rettorale alle problematiche di genere della Università di Milano Bicocca, nonché delle otto partecipanti alla tavola rotonda del convegno, introdotto e coordinato dalla sottoscritta.

E adesso cosa succede nelle pubbliche amministrazioni? Succede che al posto dei CPO sorgono i Comitati unici di garanzia che non sono più composti da persone elette ma designate e cooptate dalle amministrazioni, non hanno più legami con le consigliere di parità provinciali e regionali ma solo con la consigliera di parità nazionale in una verticalizzazione irrazionale e centralistica. I Comitati unici hanno solo rappresentanze di lavoratori il che significa, ad esempio, che nelle Università che vedevano nei CPO anche gli studenti adesso gli studenti non hanno alcun titolo di prendervi parte. E le Università al pari degli istituti superiori costituiscono uno snodo fondamentale per la costruzione della cultura della parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini. Lo dice non solo la logica e/o il buon senso ma l’Unione europea che questo compito assegna in via prioritaria, e a titolo di esempio per il settore privato, allo Stato, alle Regioni, alle Province e ai Comuni.

I Comitati unici di garanzia svolgeranno quindi, nelle intenzioni del legislatore, i compiti di contrasto al mobbing e, allorché ne rimanga tempo, anche alle pari opportunità. Stupisce che non abbiano anche compiti in materia di sicurezza e sanità o edilizia poiché il mobbing con le pari opportunità c’entra come i cavoli della famosa merenda. La schizofrenia è alle stelle se si pensa che lo scorso anno, sempre su iniziative dei ministri Brunetta e Carfagna, la pubblica amministrazione ha introdotto per la prima volta nei criteri di valutazione della performance individuale e collettiva, il parametro delle pari opportunità, disponendo espressamente che per la valutazione della performance individuale siano esclusi i periodi di congedo di maternità, di paternità e parentale.

Vi è una chicca nella legge di azzeramento dei CPO ed è che la composizione dei Comitati unici di garanzia, deve prevedere “la presenza paritaria di entrambi i generi”, cioè quella composizione di donne e uomini in egual numero che è invece invano auspicata nelle giunte comunali, provinciali e regionali nonché nei consigli di amministrazione delle partecipate dove c’è invece quello che con felice sintesi la sociologa Chiara Saraceno chiama il problema del monopolio maschile.

Il Convegno, il primo su questo tema a Milano, ha raggiunto il suo scopo nel puntare i riflettori su questo azzeramento della esperienza e professionalità dei CPO e sullo snodo che si trovano ora ad affrontare le parità di opportunità in Italia.

Ileana Alesso



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