11 febbraio 2009

PROGETTO CITYLIFE, A CHE PUNTO SIAMO


I residenti del quartiere Fiera sono ancora sul piede di guerra: in un’assemblea pubblica l’Associazione Vivi e Progetta un’altra Milano e il Comitato ResidentiFiera hanno illustrato con i loro avvocati i nuovi ricorsi presentati contro la variante al progetto Citylife approvata dalla Giunta comunale il 9 ottobre scorso.

Nella delibera sono state respinte tutte le osservazioni critiche presentate dalle due associazioni dei residenti e dall’Ordine degli Architetti.

Il Consiglio Comunale non è stato coinvolto neanche in commissione urbanistica, grazie ad una modifica ad hoc della legge urbanistica regionale.

La variante, che secondo l’assessore Masseroli doveva risolvere tutti i problemi sollevati dai residenti e da autorevoli urbanisti milanesi, è solo un aggiustamento di un progetto nato male, che ha vinto la gara privata indetta dalla Fondazione Fiera solo grazie alla maggiore offerta economica rispetto ai concorrenti.

I tre grattacieli sono rimasti identici e le volumetrie degli edifici intorno sono state ridistribuite malamente sull’area, senza aumentare significativamente il verde. Nell’area di 65.000 mq ceduta dalla Fiera al Comune in seguito all’eliminazione del polo fieristico in città e alla sua trasformazione in Centro Congressi, ci si è limitati a mettere un po’ di verde, il Museo di Arte Contemporanea, una caserma ed un asilo, un verde che servirà essenzialmente al Centro Congressi essendo lontano dalle zone residenziali.

I residenti avevano chiesto di spostare una buona parte degli edifici residenziali in questa area in modo da creare un parco compatto e soleggiato a sud; invece il parco rimane un verde condominiale tra altissimi edifici che vi gettano lunghe ombre d’inverno. Sarà poco fruibile d’inverno ed in particolare le aree giochi per bambini saranno quasi sempre all’ombra e quindi infrequentabili nella stagione fredda. Addirittura l’area occupata dagli edifici residenziali è aumentata e la parte del parco su terra piena (47.000 mq) è diminuita a causa della creazione di parcheggi e strade sotterranee sotto la parte più soleggiata.

Un disastro!Complessivamente il nuovo parco vero su terra piena sarà di 100.000 mq, molto meno del Parco Sempione (450.000 mq) e dei Giardini Pubblici Montanelli (160.000 mq).I residenti avevano chiesto di interrare le strade lungo Piazza Arduino e Piazza Sei Febbraio per creare una continuità tra il nuovo parco e queste piazze ma senza risultati. C’è invece il rischio concreto che aumenti il traffico sull’asse Boezio-Cassiodoro grazie al nuovo tunnel sotterraneo che dalle autostrade uscirà in via Gattamelata.

Ci sarà giustamente una riduzione dei parcheggi pubblici per indurre gli impiegati ad utilizzare la metropolitana e non creare un parcheggio di interscambio per i pendolari troppo vicino al centro ma si teme che i nuovi residenti parcheggino parte delle loro automobili intorno al nuovo quartiere e non nei box privati, sicuramente molto costosi da acquistare. Non ci saranno strade private ai piedi dei palazzi su cui poter parcheggiare la propria auto gratuitamente come sulle strisce gialle.

In seguito al mancato accoglimento delle loro osservazioni le due associazioni dei residenti hanno presentato nuovi ricorsi al Tar contro l’approvazione della variante, che si aggiungono quelli già presentati.Nei ricorsi si cita anche la cifra molto bassa che Citylife dovrà pagare al Comune per le aree a servizi pubblici (standard) che mancano nel progetto: il risparmio è di 250 milioni di euro se il valore delle aree (145.000 mq) fosse calcolato al costo di acquisto di 2.000 euro al mq rispetto ai 300 euro circa fissati dal Comune con una delibera del 1997, che non tiene conto dell’aumento di valore dei terreni da allora.Vi sono anche altre violazioni delle norme urbanistiche sulle altezze massime degli edifici e sull’indice di densità edilizia.

L’Ordine degli Architetti di Milano ha invece impugnato il provvedimento in quanto il Museo di Arte Contemporanea sarà progettato dall’arch. Libeskind senza un concorso pubblico, obbligatorio in base alle norme europee. Il Comune sostiene che si tratta di un’opera d’arte e che il concorso della Fiera ha già messo a gara il progetto, l’Ordine risponde che non si trattava di una vera gara perché ogni concorrente proponeva un’opera pubblica diversa.

Appena saranno presentati in Comune i primi progetti edilizi, probabilmente a fine gennaio, i vari ricorsi saranno portati alla discussione del Tar ed è qui che si deciderà del futuro di questo progetto.

Michele Sacerdoti



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