30 novembre 2010

MILANO, IL GIOCATTOLO DI LETIZIA MORATTI


L’avvio della campagna elettorale di Letizia Moratti e le sue dichiarazioni su questa e sulla politica in genere ci fanno capire che, se ve ne fosse bisogno, Milano è il suo giocattolo preferito e per comprarglielo la famiglia Moratti non bada a spese. Si vocifera di milioni di euro a pacchi ma in realtà spese da poco se confrontate con i redditi – anche solo quelli dei dividendi della Saras, pressappoco 150 milioni l’anno – redditi che permettono al cognato, non certo il povero di famiglia, di spendere 900 milioni in 7 anni per comprare calciatori e coprire i disavanzi dell’Inter per 150 milioni l’anno.

Se qualcuno avesse altre curiosità non fa che comprarsi Nel Paese dei Moratti, il libro scritto da Giorgio Meletti per i tipi di Chiarelettere. Dunque questo giocattolo per loro pesa come per noi l’ultimo videogame che i nostri nipoti ci hanno chiesto per Natale. Un giocattolo straordinario che appaga tutte le ambizioni che si covano nel profondo del cuore, come la Barbie per le bambine che la vestono come vorrebbero esser vestite loro ma lei, Letizia, lo fa di persona: Barbie Letizia vestita da dama di carità, da piccola ambasciatrice, da elegante padrona di casa, da allegra compagna di svaghi, da sussiegosa governante di Palazzo Marino, da dinamica donna d’affari. Che altro si può volere? Peccato che noi ce la troviamo come sindaco.

D’altro canto l’acquisto delle cariche pubbliche è una vecchia storia a cominciare dal Pubblicano del Vangelo per arrivare a Carlo V che si comprò il titolo imperiale pagando i Principi elettori. Oggi le cose hanno assunto un aspetto diverso, senza mutare la sostanza; le cariche si possono comprare in questa sorta di asta dei voti: ne compra di più chi mette più soldi nella campagna elettorale. Il più scaltro di tutti, Berlusconi, ha chiuso il cerchio: ha comprato a suo tempo – con larghe connivenze e inesistente opposizione – le frequenze televisive da cui le sue reti, dunque il più potente mezzo elettorale, e oggi non ha nemmeno bisogno di altro ma addirittura attraverso Fininvest ci guadagna pure. Geniale. Meno chi non ha capito allora o ha fatto finta di non capire pensando di partecipare alla festa.

Che Letizia Moratti si muova spinta da pura ambizione non sarebbe una tragedia in sé, la tragedia sta nel fatto che in democrazia una delle regole fondamentali è che la competizione, qualunque essa sia, deve essere un meccanismo che premia le capacità intellettuali lasciando fuori il censo e altre cosette come la razza o la religione. Dunque dobbiamo rassegnarci a essere ancora comprati da Letizia Moratti, forse uno dei peggiori sindaci della storia di Milano? Dobbiamo lasciarci travolgere da una campagna pubblicitaria basata sullo slogan ” Noi facciamo, gli altri (l’opposizione) parlano” senza nemmeno farle osservare che per definizione e istituzionalmente l’opposizione può solo parlare esprimendo critiche e dissenso ma non può “fare” nel senso riduttivo che intende lei (e Berlusconi)? Dobbiamo non farle osservare che la frenesia di opere pubbliche – vedi le buche nelle strade – sono una rincorsa tardiva al non fatto? Quante cose possiamo farle osservare.

Io spero che i milanesi abbiano una ventata di orgoglio, che non accettino di essere comprati e questo indipendentemente dagli orientamenti politici, ma che pretendano di eleggere un sindaco che non li consideri burattini del proprio teatrino personale. Se poi siamo tra quelli che sperano in un sindaco di centro sinistra dobbiamo capire che i miracoli non li fa nessuno e che l’argine al potere del denaro è fatto, per chi non l’ha, d’impegno collettivo e personale mettendo da parte anche una quota delle proprie ambizioni. Questo lo capirà mai la sinistra? Se non lo capirà prepariamoci alla Barbie Letizia 2.



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti