16 novembre 2010

UN BICCHIERE MEZZO PIENO


Il primo istinto è di dire: un’altra occasione perduta. Ma il dovere morale che, in questo momento così difficile, ma anche così pieno di possibilità, richiede a ognuno di noi di sforzarci di vedere il bicchiere mezzo pieno, induce a una riflessione più meditata e articolata.

Perché, un’occasione? Per quattro motivi: – perché la crisi finale di regime sempre più evidente a livello nazionale, rimette in moto ogni cosa e riapre la via verso possibilità, fino a poco fa, impensabili; – perché il pessimo governo della città che caratterizza la giunta Moratti, suscita molte reazioni negative a tutti i livelli; – perché le circostanze generali e cittadine hanno fatto riemergere un desiderio di partecipare, di contare, di contribuire, che pensavamo perduto; – perché infine i fattori sopra elencati hanno stimolato a scendere in campo per le primarie della coalizione di centro sinistra, persone di alto profilo professionale e morale.

Perché allora: occasione perduta? Sempre per quattro motivi: – perché le primarie sono state impostate e condotte in modo totalmente sbagliato il che le ha trasformate da competizione tra persone a competizione tra partiti. L’unico che ha cercato di sottrarsi veramente a questa impostazione, e che aveva i presupposti per farlo, è stato Onida, ma senza la necessaria convinzione e determinazione; – perché ciò ha reso impossibile lavorare per una politica trasversale proveniente da sinistra (capace di rimescolare le carte, richiamare al voto quell’enorme numero di cittadini che non votano più, attrarre su un fronte progressista i tanti disillusi che hanno continuato a lottare per il centro destra nella speranza tradita di un’economia e di una gestione liberale e che si ritrovano in un regime corruttissimo e oscurantista); – perché la mancanza di una visione politica forte ha impedito un dibattito forte sui nodi politici che bloccano Milano, sicché si è necessariamente finito per ripiegare su piccole o meno piccole questioni concrete, del tipo dove mettere i giardinetti e simili, certo importanti ma non in questa fase; – perché la mancanza di un progetto trasversale basato su una visione politica costruttiva e importante, ha impedito che Milano potesse diventare l’inizio di un nuovo corso, utile non solo alla città ma anche al Paese.

Pisapia viene giustamente premiato come candidato che è sceso in campo prima degli altri e che ha saputo meglio di altri mascherare la sua dipendenza partitica, e mi rallegro con lui. Ma sono molto scettico che questo mascheramento possa durare ancora a lungo. La sconfitta di Boeri è la sconfitta del PD e, se non fossi un cittadino responsabile, ne gioirei. Invece sono molto triste nel vedere una volta di più, l’insipienza del PD milanese. E’ da mettere in conto del PD e dall’aver trasformato le primarie in competizione tra partiti anche la bassissima affluenza alle urne poco più della metà di quelli attesi; cosa che ha escluso dalle primarie una parte importante della città che rifiuta questo approccio. In un certo senso è stupefacente e persino ammirevole nella sua coerenza la stupidità politica del PD (= incapacità di capire gli umori profondi della città) che è riuscita persino a frenare la voglia di partecipazione che animava la città. Onida aveva assunto una posizione e una linea molto corrette che aprirono il cuore alla speranza. Ma non ha saputo sviluppare il tema ed ha sacrificato a una rispettabile lealtà personale verso chi leale con lui non è stato, una più elevata lealtà verso le aspettative che parte importante della città gli aveva affidato. Ha tradito la città.

E ora? Il bicchiere mezzo pieno dovrà essere riempito da altri. Infatti i quattro motivi che mi hanno fatto parlare di: occasione, non sono svaniti. Anzi, casomai, si sono rafforzati. La situazione è in movimento e non si fermerà. Ma, probabilmente, la partita si giocherà ora più a Roma che a Milano.

NB: questo scritto, con l’eccezione della annotazione sulla bassa affluenza è stato consegnato all’editore il 12 novembre.

 

Marco Vitale

 



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