16 novembre 2010

SUSANNA CAMUSSO VISTA DA VICINO


Maggio 2007, Roma, via Zanardelli. Giornata di sole romano, splendido e leggero. Un dono dal cielo per noi che venivamo da Milano e Susanna dopo un caffè al bar dell’angolo dice con noncuranza “tra non molto forse sarò a Roma“. “Nel senso che sarai a Roma tra breve o nel senso che vi rimarrai a lungo?” chiedo io scandendo bene le parole e il sottinteso scaramantico della domanda. Non risponde. “La prima donna a capo della CGIL” le dico qualche ora dopo mentre sedute in compagnia davanti a una granita guardiamo Piazza Navona. Suo silenzio e sorriso sornione.

L’ho conosciuta a Varese, durante un dibattito sulla legge n.40 sulla fecondazione medicalmente assistita. Eravamo entrambe relatrici a favore del SI al referendum del 2005 e la ricordo luminosa alla radio la sera del 1 aprile del 2009 quando commentò la notizia della dichiarazione di incostituzionalità della legge 40. Ricordò in quella occasione che nel collegio legale, che il giorno prima davanti alla Corte Costituzionale aveva discusso la questione e portato a quel risultato, vi erano le avvocate Ileana Alesso e Marilisa D’Amico di Milano che avevano in comune anche un altro incontro, quello nel movimento di “Usciamo dal silenzio” by Susanna Camusso, Assunta Sarlo e Cristina Pecchioli, e poi anche da Lea Melandri; un movimento che portò a Milano da tutta Italia, il 14 gennaio 2006, più di duecentomila persone a difesa della legge n.194 sulla interruzione di gravidanza. Tra questi moltissimi uomini.

Ora leggo tra le sue prime dichiarazioni da Segretario Generale della più grande organizzazione sindacale d’Europa che “la condizione delle donne è il metro di misura della democrazia e su questo il paese non sta tanto bene. Bisogna riconquistare la capacità di indignarsi e continuerò a sollecitare indignazione e reazione“. Non sono solo dichiarazioni. Susanna infatti si è adoperata, riuscendovi, per costruire una generazione di dirigenti donne all’interno del sindacato e la sua nomina è oggi una garanzia per quell’orientamento, fondato sulla Costituzione, che vuole la presenza delle donne nei luoghi in cui si decide. Quell’orientamento che ha dato origine a una norma statutaria secondo la quale nella Cgil, sia negli organismi dirigenti periferici che in quelli centrali, un genere non può essere presente in misura inferiore al 40%.

Susanna viene da Milano, la stessa città dove una donna Sindaco non ha il coraggio di usare il proprio nome e utilizza invece quello del marito, la città che ha visto l’inizio e la fine di personaggi come Bettino Craxi e anche il nostro Presidente del Consiglio viene da qui. Finalmente ora esportiamo nella capitale una figura positiva, un segno di speranza. Non è difficile supporre che la dimensione di genere non sarà più così marginale nel mondo del lavoro, sia pubblico che privato.

Siamo in un paese in cui le donne sono solo merci ” ha affermato Susanna e non vi è motivo di dubitare che, accanto e insieme ai compiti di capo della Cgil, in questo delicatissimo periodo prosegua in quella direzione di sostegno dei diritti generali come fece negli ultimi mesi in cui era Segretario della Cgil Lombardia, quando decise l’azione giudiziaria per l’annullamento delle linee guida con cui il Presidente della Regione Lombardia aveva inusitatamente modificato, con un provvedimento regionale, la legge nazionale n.194. E anche allora vinse, sia al Tar Lombardia che al Consiglio di Stato insieme a noi avvocati, la sottoscritta, Marilisa D’Amico e Vittorio Angiolini, che avemmo l’onore di segnare una pagina importante nella giurisprudenza italiana.

Siamo in un paese in cui le donne sono solo merci, nel quale per i giovani si costruisce il debito e non il futuro“. Con queste parole ha presentato la manifestazione del prossimo 27 novembre. Donne, giovani, futuro. E il futuro si sa, è l’unico posto dove possiamo andare. Buon vento, Susanna.

 

Ileana Alesso

 



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