9 novembre 2010

PRIMARIE: IL BELLO DEVE ANCORA VENIRE


Tra quattro giorni la campagna per le primarie milanesi finisce: domenica si vota. Meno male perché la curva di attenzione è entrata nella fase discendente: nella nostra contemporaneità fatta di continue, anche se spesso inutili, novità, tutto si consuma molto rapidamente. A ravvivare l’attenzione ci sono solo la singolarità delle iniziative di comunicazione – come la Tavola mondo di Boeri – ma non più i contenuti programmatici. Si scivola verso l’effimero, come è inevitabile al giorno d’oggi.

D’altra parte anche i candidati alla fine non riescono che a ripetere le stesse cose quasi frati predicatori e l’unico cambiamento, ma nemmeno sempre, è la platea che li ascolta. Non tutti i candidati hanno detto quello che si poteva, si voleva o si doveva dire: il bon ton ha avuto il suo ruolo e non siamo nemmeno arrivati a confronti vivaci come le manifestazioni – Firenze e Roma – che hanno contrapposto nello stesso partito, il Pd, i “rottamatori” alla vecchia guardia. Negli incontri pubblici a quattro gli intervistatori, forse per una sorta di par condicio tra candidati, hanno evitato le domande troppo imbarazzanti e in qualche occasione si è sfiorato il clima da “salotto” di Bruno Vespa.

Gli argomenti che i candidati hanno messo in campo, come si è già detto, forse erano pochi e troppo ovvii – la casa, la sicurezza, il verde, il piano di governo del territorio (PGT) e poco altro. Alcuni temi sono stati appena sfiorati, come il problema delle ex aziende municipalizzate, o quello importante del funzionamento complessivo della città e della sua “affidabilità”. Poco si è detto della tutela del cittadino rispetto alle inadempienze degli organi dello Stato e poco si è pure detto di altri aspetti negativi dell’attuale gestione come l’invasione della pubblicità. Insomma anche sul tema della qualità della vita non si è detto molto di là dei due grandi temi del verde e del traffico. In ogni caso ormai, dopo l’ultimo guizzo – contestato – di Niki Vendola, non ci resta che aspettare lo spoglio delle schede nella speranza che tutto si svolga nella massima serenità e se anche quest’ultima fase non darà problemi, potremo ben dire che queste primarie milanesi sono state un esempio di democrazia partecipata.

E adesso? Beh forse un po’ di fortuna rischiamo di averla: l’auto candidatura di Letizia Moratti. La sindaca ha fatto un passo che mette il Pdl con le spalle al muro dicendo: voglio vedere chi mi caccerà dal ruolo di candidato unico del centro destra. Probabilmente la spunterà utilizzando la stessa tecnica felicemente usata da Giuliano Pisapia: la prima mossa è quella che spesso dà la vittoria. E dico fortuna perché per il candidato del centro sinistra dovrà confrontarsi con una persona che per indole, educazione e per insediamento sociale non userà i toni violenti e volgari ai quali ci hanno abituato molti uomini politici di centro destra e le loro truppe mediatiche: nessuno degli attuali candidati potrebbe reggere rispondendo con volgarità alla volgarità e con la violenza alla violenza. Bisogna avere volgarità e violenza nel proprio DNA. Anche se non dovesse vincere queste consultazioni comunali il centro sinistra avrà al suo attivo la scelta di mandare in campo un candidato del quale non dovremo mai vergognarci. Resta sempre il grande interrogativo: di là dalle belle parole, se il Pd vedesse battuto il “suo” candidato e dovesse sostenerne un altro, lo farà con lo stesso slancio con cui oggi promuove il suo uomo?

La domanda non è solo sulla fedeltà all’impegno preso di sostenere chiunque vinca ma sulla strategia di una futura campagna elettorale che si giocherà tutta sul filo delle cose non fatte dalla Moratti, sulle promesse mancate e sui guasti di un quindicennio di cattiva amministrazione. Chi dovrebbe sapere tutto meglio del Pd che sedeva all’opposizione? Se il Pd si ritraesse, questo ruolo oneroso e minuzioso saranno in grado di svolgerlo gli altri consiglieri comunali di opposizione? Abbiamo già visto cosa è successo durante la campagna elettorale di Ferrante, il candidato del centro sinistra uscito dalle primarie del 2006, che le segreterie di partito abbandonarono al suo destino preoccupate solo di sostenere i candidati delle reciproche liste nella lotta per accaparrarsi le preferenze. Gli auspici non sono i migliori ma la speranza è l’ultima a morire. Ma sarà poi vero?

 

L.B.G.



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