21 settembre 2010

COSA BRUCIAMO PER FARCI SENTIRE?


 

Un oscuro pastore, autonominatesi tale, di una altrettanto oscura provincia americana decide di bruciare dei Corani e diventa famoso in tutto il mondo, suscitando rivolte, trasformato in leader acclamato o nemico mortale. E’ un’idea e forse una traccia anche noi per diventare famosi: possiamo pensare qualche di orrendo e sbalorditivo per portare l’immagine un po’ appassita di Milano alla ribalta mondiale? Che cosa possiamo bruciare in piazza del Duomo per acquisire notorietà internazionale? I roghi di libri sono un déjà vu e d’istinto mi verrebbe piuttosto voglia di incenerire cartelle esattoriali, multe e moduli ma non credo che la cosa farebbe scalpore, al massimo potrebbe suscitare un po’ di simpatie leghiste.

L’idea del falò fa pensare alle vanità e bruciare arroganza, superbia, orgoglio, presunzione, invidia e altro simile mi farebbe molto piacere, ma porterebbe nel campo dei buoni sentimenti che non interessano a nessuno. Per diventare famosi dobbiamo andare più pesanti, più cattivi, funzionerebbe forse una bella pira autentica, come quelle dei vecchi tempi, magari con sopra una strega: una rom sarebbe perfetta. Non possiamo, L’Europa non ce lo permetterebbe, anche se sarebbe un bel colpo di scena e potremmo rubare le prime pagine non solo a Sarkozy ma anche ad Ahmadinejad e alle sue lapidazioni. Si potrebbe provare allora con un fuoco finto fatto con luci sofisticate oppure utilizzando una statua di cera, magari con la regia di Maurizio Cattelan. Ma sul rogo, chi ci può andare? La faccenda diventa simbolica, occorre una donna significativa per la città e temo di dover mettere per forza il nostro sindaco, Moratti Letizia, con i capelli al vento, un taiorino di Armani tutto strappato, borsetta Kelly di Hermes e scarpina in tinta mezzo tacco.

Si potrebbe sciogliere lentamente tra la plebe osannante. Eccoci allora accusati di settarismo politico, di folclore localista incapace di superare le Alpi e forse neanche il Ticino. Tra fuochi e politica si potrebbe allora provare con un giudizio di Dio, un bel tappeto di carboni ardenti, dove Stefano Boeri, aspirante al trono milanese, con una passeggiata rovente dimostra di non mentire con false promesse alla cittadinanza. Santo cielo, roba da corsi aziendali, non farebbe nessuna figura. In realtà per fare un vero scandalo bisogna toccare le religioni, soprattutto l’Islam e i suoi usi e costumi. Una trentina di donne milanesi in burqa potrebbe bruciare un mucchio di vestitini, minigonne, bichini e altro prêt-à-porter dichiarando che basta con la moda e che con il velo totale si sta meglio, più libere di ingrassare venti chili e di uscire di casa con i bigodini. Mmm … piuttosto autolesionista, non si sa mai che prenda piede. Che altro ci resta da bruciare in piazza del Duomo? Forse il Duomo stesso, ma più che un evento sembrerebbe una disgrazia da compatire. Quel tale che nel trecento avanti Cristo aveva bruciato il tempio di Efeso per passare alla storia in realtà non se lo ricorda nessuno.

Forse occorre cercare in un altro campo, rinunciando al fuoco, ma non è facile trovare qualche cosa d’interessante che sia veramente disgustoso e rivoltante tanto da conquistare la scena mondiale. Il Medio Evo è ricco di fantasie e suggestioni e i comportamenti di quell’epoca, sanguinolenti e ricchi di stravaganze, ci possono suggerire qualche cosa entrando magari nel campo delle performance artistiche con qualche proposta utile anche all’arte pubblica. Marina Abramovich al Moma ha passato settecento ore su una sedia del museo a fissare in silenzio il pubblico. Qualcuno, i politici sono sempre i preferiti ma chiunque si può candidare, si potrebbe issare in una gabbia in cima a un palo e starsene lì alla gogna un mesetto a guardare i passanti come autopunizione per i mali del mondo; può andare bene anche una colonna con uno stilita: non farebbe gran scandalo però con il tempo (San Simeone ci restò trenta anni) potrebbe divenire oggetto di culto e fare miracoli contribuendo a portare in città quei milioni di persone attese per l’Expo.

Aimè è tutto un troppo difficile da organizzare, non ci resta che proporre una bella statua al posto di Vittorio Emanuele, eroe in disuso di un’unità d’Italia ormai obsoleta; ci vedremmo bene Gheddafi in resina sempre a cavallo color oro, però completamente nudo come Napoleone. Non ci resta che presentare domanda alla commissione monumenti che darà sicuramente una risposta veloce ed efficace.

 

Giovanna Franco Repellini



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