7 settembre 2010

IL PD SIEDE SEMPRE SUL SUO CAPPELLO


Il Pd – ma quale dei tanti? – ha messo il cappello sulla seggiola del futuro sindaco e poi ci si è seduto sopra. Sembra che ormai la sua vocazione a perdere le buone occasioni non sia più una vocazione ma una costante. Sto parlando della vicenda “Boeri candidato”. La ricostruisco a modo mio. Della candidatura di Stefano Boeri a sindaco a Milano se ne parlava da mesi e molti di noi lo avevano sollecitato in quel senso ottenendone sempre un diniego seriamente motivato. Il 12 luglio Giuliano Pisapia fa sapere di candidarsi a sindaco di Milano e quindi alle primarie e passa tutto il mese di agosto in città impegnandosi nella sua campagna di promozione.

Il Pd reagisce dichiarando di non aver alcun interesse a questa candidatura ma di prendere atto che dai milanesi che chiameremo “cittadinanza attiva” cominciano a farsi vive personalità estranee al giro dei partiti, e considera questo un segnale positivo che soprattutto tranquillizza quella parte dei suoi iscritti insofferenti delle manovre di segreteria. Nel frattempo un gruppo di persone, tutte di area centro sinistra, nella seconda metà del mese di maggio decide di mobilitarsi per raccogliere in qualche modo la sfida che sembrano aver lanciato i partiti, quella di non riuscire a trovare un candidato in grado di competere con il centro destra. Questo gruppo iniziale stila un documento che qualche giorno dopo, il 22 di luglio, compare sui quotidiani milanesi sottoscritto da una novantina di persone, documento nel quale si manifesta il desiderio di facilitare questa scelta in particolare sondando gli aderenti originari e quelli che nel frattempo si erano aggiunti nei primi giorni dopo l’uscita del documento.

A questo punto si comincia a notare un certo nervosismo nel Pd che si sente scavalcato e soprattutto da Penati, il milanese a Roma. Nella e-mail inviata ai sottoscrittori del documento dei “90” si chiede innanzitutto di indicare in assoluta libertà il nome di un candidato e, in seconda battuta si segnalano i nomi di alcuni candidati possibili circolati tra i promotori iniziali. Da questi nomi viene tralasciato quello di Boeri che ha ripetutamente dichiarato il suo disinteresse alla questione: scelta assennata perché è parso inutile inserire nomi di persone, come pure l’avvocato Ambrosoli, che pubblicamente si erano pronunciati in senso negativo. L’appuntamento che i “90” si danno per tirare le fila è annunciato per il 7 settembre.

Il diniego di Boeri è autorevolmente ribadito il 27 agosto in un’intervista ad Affari italiani, ripresa anche da altri giornali, che in questo modo intende rispondere a un articolo sull’Unità del giorno precedente che invece lo dava per disponibile. Il 2 di settembre, pare interpellato sulla scaletta di un aereo che lo portava negli USA per una lezione universitaria, ecco il coup de théâtre: Boeri si dichiara disponibile, anzi interessato a essere candidato indipendente nella corsa per la poltrona di sindaco. Che cosa è successo? Non si sa bene e nelle dichiarazioni successive Boeri non lo chiarisce ma si limita a rivendicare la sua indipendenza dai partiti, la sua gratitudine al sindaco Moratti per gli incarichi ricevuti, sottolineandone però le distanze che li separano in tema di visione della città, e ribadendo che il suo gesto è pensato nell’interesse di Milano e di un suo futuro migliore. A questo punto il Pd, ribadisco da sempre favorevole a una candidatura indipendente, fa quello che mai avrebbe dovuto fare, soprattutto nell’interesse di una candidatura di Boeri: lo dichiara come “suo” candidato, senza neanche lasciargli il tempo di formulare anche solo un abbozzo di programma ma soprattutto di fugare i sospetti che, giusti o sbagliati che siano, oggi lo circondano – negandone nei fatti l’indipendenza – e cominciano a costruirgli intorno le solite mura, fatte degli stessi mattoni che affossarono Ferrante, che lo imprigionano nel Pd ma lo allontanano dalla città. Si sono seduti sul loro cappello. A questo punto nel Pd monta un marcato dissenso alla discesa in campo di un terzo candidato di area di centro sinistra, Valerio Onida, ormai da tutti ritenuto il candidato dei “90”. Perché questa irritazione? Perché toglierebbe spazio nelle primarie a Stefano Boeri, il loro candidato considerato da loro l’unico possibile vincitore nel confronto col centro destra, avvantaggiando Giuliano Pisapia da loro dato come candidato perdente. Premesso che su queste due ultime affermazioni ci sarebbe molto da discutere e che sul meccanismo delle primarie di coalizione a Milano, tutto da inventare, ci sarà da discutere. Desidero chiudere questo mio intervento con qualche considerazione e qualche domanda. I cittadini milanesi, quelli che voteranno alle primarie, hanno o no il diritto di sceglier in base ai programmi dei candidati o dovranno andare a votare con la testa nel sacco o come truppe cammellate? Vogliamo dare tempo a tutti i candidati di esporre il programma e di rispondere alle eventuali obiezioni? Il Pd crede alle primarie o ricade nel solito errore di considerarle solo un eventuale plebiscito per il “proprio” candidato unico? Queste penso siano le domande dei milanesi agli organizzatori delle primarie di coalizione. Quanto ai programmi dei candidati questo giornale si fa sin d’ora carico di informarne i propri lettori nel modo più fedele possibile perché il compito che fin dalle origini ci siamo dati è quello di un’informazione la più libera e completa.

LBG



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