22 dicembre 2009

INQUINAMENTO UNO E TRINO


Il superamento delle soglie di attenzione e sicurezza degli inquinanti atmosferici è un dato oggettivo, misurabile e localizzabile. Le tabelle fornite dai rilevatori di PM10 e veleni vari sono lì a dimostrarlo con impietosa certezza. Tuttavia può dirsi altrettanto certa la responsabilità politica e amministrativa, nonché penale, dei relativi rischi per la salute e per l’ambiente? Questo dubbio deve essersi posto il Magistrato in procinto di firmare i recenti avvisi di garanzia per avvio obbligatorio dell’azione penale al riguardo. Per non sbagliare, e poiché il meno sta nel più, infatti gli avvisi sono piovuti ai rappresentanti legali di Regione, Provincia e Comune di Milano. Però dentro la Regione, e soprattutto dentro la Provincia di Milano, si trovano centinaia di Comuni altrettanto inquinati. Per non parlare della limitrofa Provincia di Monza e Brianza, per molti versi ancor più “polverizzata”.

A quale entità istituzionale e amministrativa si può allora far risalire l’eventuale responsabilità? Oltretutto l’aria inquinata si sposta: le polveri del centro sono magari prodotte sulle tangenziali, o viceversa gli effetti possibili dell’Ecopass si riverberano sino a Segrate o a Paderno Dugnano!

Nello stesso tempo la macchia complessiva di smog è però relativamente stabile: se si sale in vetta alla Grigna in una giornata limpida si notano nettamente i contorni della chiazza fosca e marrognola che copre l’area metropolitana. Perché è questo, con buona approssimazione, il territorio interessato a intensa urbanizzazione, traffico congestionato, marginalizzazione e degrado del verde. Nello stesso tempo è area non governata in modo unitario e coerente. Manca (a quasi vent’anni dalla legge !42 del 1990 che ne prevedeva l’istituzione “entro 6 mesi”!) la città metropolitana e manca la legge attuativa del Titolo V della Costituzione che definisca “chi deve fare che cosa” superando doppioni, rimpalli e conflitti di competenze. Una legge (o riforma, o codice delle autonomie come dir si voglia) che affidi a un’unica Città Metropolitana in modo cogente ed esclusivo le competenze in materia di governo del territorio, mobilità, risorse energetiche e ambientali (quindi una Giunta con solo 3 assessori) riservando tutte le altre, dai servizi alla persona alla gestione e cura della vita urbana, ai Comuni e a veri organi di decentramento del capoluogo. Stesso discorso vale naturalmente per le altre Province, che potrebbero finalmente uscire dal dilemma “abolirle/mantenerle in odore di inutilità”.

Forse allora si potrebbero, sempre che non sia troppo tardi dopo decenni di deregulation, insediamenti casuali e interventi frammentari, aggredire le origini dell’inquinamento e del più ampio malessere urbano. Invece per ora dell’ambiente se ne occupano tutti e nessuno (Ministero, Assessorati in scatola cinese, ASL, ARPA, ecc.) mentre la responsabilità, politica prima che penale e amministrativa, resta – come il mistero della Santissima Trinità – una e trina.

 

Valentino Ballabio

 

 

 


 



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