15 settembre 2009

DOPO IL MASTERPLAN. DALLA PARTE DI “EXPO DIFFUSA”


La settimana scorsa è stato presentato alla stampa, dagli architetti della Consulta Architettonica Stefano Boeri, Ricky Burdett, Jacques Herzog e Mark Rylander (in rappresentanza di William McDonough), quello che è stato definito il “Conceptual Master Plan ” dell’EXPO 2015.

Il quinto membro della Consulta Joan Busquets, che non era presente, risulterebbe incaricato degli “Aspetti esterni al sito espositivo 2015”.

Come potrete constatare dagli elaborati e dalla documentazione che abbiamo reso disponibili nel sito www.emiliobattisti.com/expodiffusa/masterplan/index.htm” il progetto è già molto definito e talmente differente rispetto a quanto ci saremmo potuti aspettare, considerato che i responsabili dell’Expo, il sindaco Moratti in testa, avevano continuato a controbattere, a fronte delle nostre proposte alternative presentate con la petizione alla quale moli di voi hanno aderito, che quanto proposto nel dossier di candidatura non poteva essere modificato, pena la revoca dell’assegnazione della manifestazione a Milano da parte del Boureau Internazionale des Expositions.

Ma sembra proprio che molte delle questioni poste dalla nostra petizione si siano dovute prendere in considerazione.

Prima di tutto la crisi economica planetaria, cui si è fatto esplicito riferimento per giustificare la soluzione del master plan, con cui tutti gli stati partecipanti devono comunque inevitabilmente fare i conti e ai quali non si può chiedere di realizzare dispendiose e inutili opere quali i padiglioni nazionali. E, infatti, almeno per ora, nel master plan concettuale i padiglioni non figurano, in parte sostituiti da grandi serre che dovrebbero consentire di riprodurre le differenti condizioni climatiche del pianeta.

Poi Lucio Stanca, in uno dei suoi interventi, ha espressamente citato il termine “Expo diffusa” e tra gli elaborati figura una planimetria territoriale dove, oltre al sito dell’Expo, sono indicati altri due interventi denominati: “The land way and the knowledge corridor” e “The water way and the cascinas” di cui si sa ancora poco ma che configurano una proiezione a scala metropolitana, per quanto non ancora regionale, della manifestazione.

Il master plan riguarda soprattutto il sito prescelto in prossimità della fiera di Rho-Pero i cui elaborati grafici e rendering di progetto sono firmati dallo studio degli architetti svizzeri Herzog e De Mouron. Non si capisce quindi quanto possa essere considerato una proposta collettiva dei cinque membri della Consulta Architettonica.

Nella presentazione si è sottolineato più volte il carattere “concettuale” del master plan, come se ci si volesse in qualche modo riservare un ampio spazio per interpretarne i contenuti senza impegnarsi troppo rispetto alla sua attuale formulazione.

Altro concetto cui si è fatto ripetutamente riferimento è la “flessibilità” soprattutto rispetto alle funzioni che essa potrà assumere il sito dopo l’expo. Tra gli elaborati mostrati ma non distribuiti ai giornalisti figurava anche una prospettiva a volo d’uccello dalla quale, tra le altre, viene presentata un’ipotesi di urbanizzazione dell’area. Del resto, a fronte delle lamentele che i costruttori non hanno esitato a manifestare, si è fatto notare che la presenza dell’acqua, che caratterizzerà il nuovo contesto che si verrà a creare a seguito dell’Expo, dovrebbe incidere positivamente sul valore degli immobili con un incremento dell’ordine del 25%.

Entrando nel merito degli aspetti architettonici anch’io, come altri, ho riconosciuto una forte analogia con il progetto che Rem Koolhaas fece per il concorso del Parco della Villette a Parigi nel 1982-83, e che vide poi vincitore e realizzato il progetto di Bernard Tschumi. Non solo l’impianto, ma anche la concezione del modo di organizzare le essenze vegetali presenta delle evidenti similitudini come si può constatare andando al sito www.archilink.it/index.php?option=com_content&task=view&id=134&Itemid=81&limit=1&limitstart=12#top” ( fig. 1)

Poi ci sono certamente alcuni problemi “tecnici”. Che ne sarà delle centinaia di migliaia di metri quadrati di velari di tessuto se dovesse arrivare un temporale estivo; non è che se ne andranno via come un tappeto volante? E l’acqua piovana come potranno essere smaltite da quelle fragili coperture affinché non le faccia crollare?

E la grande quantità di acqua che circonda l’insediamento da dove potrà arrivare e come potrà essere garantita la sua salubrità affinché non si trasformi in un habitat ideale per la zanzara tigre?

E una volta che si siano realizzate tutte le infrastrutture stradali e i sottoservizi per garantire il funzionamento delle serre e delle differenti colture che reale prospettiva sussisterà per restituire all’uso agricolo quel territorio? E che reale sostenibilità potrà essere garantita a tali interventi?

Tutto sommato la scelta di mantenere il sito resta la più cruciale rispetto all’ipotesi da noi formulata di realizzare un’Expo diffusa e sostenibile. Perché una condizione fondamentale della sostenibilità è proprio la diffusione della manifestazione nel territorio regionale e oltre, in modo da diluire gli inevitabili impatti e distribuire nel territorio i positivi effetti degli interventi.

Pare comunque che i responsabili dell’Expo abbiano fatto una conversione di 180 gradi rispetto alle loro posizioni originarie e in particolare il Sindaco Moratti, che aveva definito “pittoresche” le nostre proposte, allorché le consegnammo la petizione. Anche se successivamente, a fronte delle 1200 adesioni aveva dovuto in qualche modo prendere posizione, scrivendoci la lettera che ho inoltrato a tutti i firmatari e che i lettori possono leggere nel mio sito.

Anche se sembra che la nostra petizione abbia ottenuto qualche significativo effetto non credo che sia prudente abbassare la guardia. Anzi, ritengo che ora sia ancora più importante proseguire con la raccolta delle adesioni e che ci si confronti nel modo più ampio per valutare e decidere come andare avanti con la nostra azione.

Fig. 1 – Reem Koolhaas – Progetto del Parco della Villette

Emilio Battisti



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