27 luglio 2009

L’USO DEL SUOLO PUBBLICO A MILANO NON PUÒ PIÙ ESSERE GRATUITO


Alcuni anni or sono, Augusto Castagna, già assessore ai trasporti del Comune di Milano, ebbe l’ardire di porre il problema di far pagare l’uso del suolo pubblico. La sua proposta era motivata dalla necessità di finanziare, in via aggiuntiva, nuove linee di trasporto pubblico (ferrovie, metropolitane pesanti e leggere, tram, filovie e bus).

Proposito valido allora e validissimo ancor oggi. Tuttavia a me pare che ci siano anche altri argomenti a sostegno della scelta non più rinviabile di far pagare l’uso del suolo pubblico.

Anzitutto nelle città il suolo di uso pubblico è ormai una risorsa scarsa e non si capisce perché chi lo usa per parcheggiare la propria automobile non debba pagare niente mentre se lo usa un condominio per il ponteggio della ristrutturazione, o il bar che mettere dei tavolini sul marciapiede, debbano pagare l’apposita tassa (TOSAP, anche piuttosto cara).

In secondo luogo l’uso del suolo pubblico come posteggio è ormai divenuto così invadente da non risparmiare, sia in centro sia in periferia, le aiuole dei marciapiedi, ormai ridotte a immondi sterrati costellate da escrementi di cani.

Non c’è piazza o viale alberato che non presenti ormai questa situazione che opprime le povere piante cittadine senza che mai si levi una voce di protesta (la protesta è invece puntuale e altisonante quando si deve sacrificare qualche albero per fare parcheggi interrati che prevedono poi di ripiantare altri e più numerosi alberi).

C’è quindi anche una ragione ambientale che consiglia di procedere a decisioni operative circa il pagamento dell’uso del suolo pubblico in città.

 

C’è infine una terza ragione che ci fa tornare al tema della politica dei trasporti e della circolazione. Negli anni scorsi, in parte per iniziativa dell’Assessore comunale Goggi è stata avanzata l’idea di introdurre un ticket d’ingresso alla città, per limitare l’afflusso di auto e quindi, indirettamente, favorire l’uso del mezzo pubblico. Con la Giunta Moratti quell’ipotesi è diventata l’ECOPASS ed è stata motivata con il tema dell’inquinamento atmosferico. I risultati sono assai controversi. Forse l’ingente costo del sistema di controllo degli ingressi nell’ambito del recinto delle Mura Spagnole potrebbe essere usato più proficuamente per il controllo dell’abolizione ormai necessaria della circolazione privata (tranne che per i residenti) dentro le Mura Spagnole. C’è un illustre precedente: una consultazione popolare nel 1985 determinò a larga maggioranza il blocco della circolazione privata entro la cerchia dei Navigli. Poi purtroppo abbandonato dalla prima Giunta Albertini.

Tuttavia se il blocco della circolazione privata dentro le Mura Spagnole è sicuramente una scelta opportuna dal punto di vista ambientale forse non è risolutiva per l’insieme della città. A me pare che sia necessario introdurre il principio di far pagare l’uso del suolo a tutti, residenti o forestieri, anziché solo a quelli che arrivano al centro di Milano (che di solito ci vengono o per portare il loro lavoro o per portare i loro soldi per divertimenti o per acquisti). Il suolo pubblico è ormai troppo scarso. E come tutte le risorse scarse non può essere usato gratuitamente, a libero piacimento. Sulle modalità e sull’entità di questo pagamento dell’uso del suolo pubblico non sono ancora in grado di formulare proposte: l’importante per ora credo sia iniziare a discutere dell’opportunità di introdurre il principio che per usare bisogna pagare.

Maurizio Mottini



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